sabato 13 febbraio 2016

La ricompensa del gatto - Recensione


Quando si fa riferimento all'animazione giapponese non è possibile non menzionare, anche solo di sfuggita, i film prodotti dallo Studio Ghibli. Sebbene non tutti i lavori dello Studio Ghibli siano capolavori, è indiscusso che ogni pellicola uscita dagli studi di Tokyo abbia lasciato a modo suo il segno in quello che molti definiscono cinema per bambini.

In Europa, ma soprattutto nel nostro stivale, i film realizzati dal Maestro Miyazaki e da tutti gli altri registi che lavorano per lo Studio, sono tornati in auge negli ultimi anni: fino a qualche tempo fa l'animazione giapponese, soprattutto quando parliamo di pellicole cinematografiche, non era così diffusa se non tra i veri appassionati di cultura e costumi nipponici. Adesso, anche grazie al costante lavoro di Lucky Red, tutti i film più famosi (ma anche i meno famosi) stanno tornado nelle sale italiane completamente doppiati in italiano.




Il caso più recente, e quello di cui andremo a parlare ora, è La ricompensa del gatto, film d'animazione uscito nelle sale giapponesi nel lontano 2002, il quale ha debuttato per la prima volta in Italia il 9 e 10 Febbraio scorsi. Per essere precisi, La ricompensa del gatto è già apparso in Italia circa un decennio fa: nel 2005 è stato presentato al Future Film Festival in lingua originale sottotitolato, tuttavia solo adesso Lucky Red si è presa l'onere di riproporlo al cinema, effettuando un lavoro di doppiaggio e riadattamento ottimi.

Adesso bando alle ciance, e buttiamoci di testa in questa breve (spero) ma intensa recensione.


Il salvataggio del gatto


Haru è un'adolescente goffa, timida e perennemente in ritardo a scuola, proprio come tante sue coetanee. Un giorno, tuttavia, la sua vita prende una piega inaspettata: mentre passeggia al fianco della sua migliore amica, Haru si ritrova a salvare la vita ad un gatto che stava per essere travolto da un camion in mezzo alla strada. Scampato il pericolo, Haru si rende conto che il gatto, in perfetta salute, si trova davanti a lei su due zampe: il gatto la ringrazia per averlo salvato parlando in un perfetto giapponese, dopodiché se ne va, lasciando Haru senza parole.




Da quel giorno la vita di Haru non sarà più la stessa: infatti, il gatto che ha salvato è niente di meno che il Principe del Regno dei Gatti. Il Re del Regno, padre del Principe, in debito con lei, offre alla giovane la possibilità di diventare la sposa di suo figlio, però, Haru, spaventata quanto incuriosita, decide di affidarsi all'aiuto del felino Baron e del gattone Muta, che la aiuteranno a uscire incolume da questa particolare situazione.

Baron e Muta. Non vi dicono niente questi due nomi? Si esatto, avete centrato il bersaglio. La ricompensa del gatto, per chi non lo sapesse, è una specie di spin-off de I Sospiri del mio Cuore, il film d'animazione diretto dal compianto Yoshifumi Kondo e uscito nelle sale giapponesi nel lontano 1995. I Sospiri del mio Cuore, che vede Hayao Miyazaki alla sceneggiatura, tra i vari protagonisti, ci presenta proprio il gatto Baron e Muta, i quali sono personaggi oltremodo fondamentali in quell'opera.
The Cat Returs (questo il nome internazionale dell'opera) era nato come cortometraggio pubblicitario, tuttavia, giunto nelle mani di Hiroyuka Morita, ha cambiato percorso, trasformandosi in un'opera minore dello Studio, ma non per questo meno apprezzabile.


Un tripudio di gatti e divertimento



La trama de La ricompensa del gatto non è sicuramente troppo articolata o di difficile assimilazione, tuttavia credo che il regista sia riuscito nell'intento di creare una storia che unisce perfettamente sogno e realtà, con quel pizzico di favola che non guasta mai: l'incipit è dei più classici, con Haru che va a scuola come tutte le sue coetanee, però, un incontro inaspettato, cambia tutte le carte in tavola. La presenza di un Regno dei Gatti, che esiste e vive parallelamente al mondo degli umani, e il solo fatto che soltanto Haru riesca a percepire e a vedere i gatti che parlano, rende il tutto ancora più delicato ed intimo, portando il film su un piano completamente diverso rispetto ad altri prodotti dello Studio.




Una cosa da sottolineare è che benché sia apprezzabile anche senza aver visto I Sospiri del mio Cuore, il film acquista maggiore immersività e coesione con il contesto se lo si vede dopo il lavoro di Kondo. Ovviamente la pellicola è divertente e spassosa anche stand-alone, soprattutto grazie ad alcuni sketch veramente fuori di testa: le animazioni dei gatti, sebbene realizzati con un tratto semplice e sufficientemente pulito, sono ben fatte e estremamente personificate. Ogni gatto, riesce, in un modo o nell'altro, a farci credere di essere un vero essere umano, rendendo ancora più realistico questo mondo "gattesco" parallelo. Ciò si ripercuote anche sull'aspetto strettamente comico dell'opera, visto e considerato che molte volte bastano i movimenti languidi ed estremizzati dei gatti a strapparvi un sorriso.




Nella pellicola Ghibliana i riferimenti all'opera di Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie, sono molti e tutti ben inseriti nel contesto della storia: Haru diventa piccola, grande, entra in una casa minuscola a bere del tè e si ritrova in un mondo totalmente diverso dal suo in situazioni mai affrontate prima. Queste nuove esperienze pongono su un piano allegorico quegli aspetti della vita che tanto agogniamo, ma che allo stesso tempo ci spaventano. La crescita, l'adolescenza, i primi amori, il passaggio all'età adulta e il trauma della presa di coscienza di sé stessi. Tutti questi temi si coagulano perfettamente in un prodotto che vuole essere una grande avventura, leggera ed intimista, che viaggia dritta nel cuore dello spettatore.


Il Regno dei Gatti


Dal punto di vista strettamente tecnico, La ricompensa del gatto porta su di sé il peso degli anni, ma nonostante questo, anche grazie ad un tratto semplice e non troppo grezzo, è capace di regalare scorci bellissimi e alcune scene veramente emozionanti. Come detto sopra, una cosa che ho apprezzato molto sono le animazioni dei gatti, le quali, sebbene risultino semplici ed essenziali, riescono a raggiungere le aspettative dello spettatore.


Alcune scene, come ad esempio il rapimento di Haru con conseguente viaggio verso il Regno dei Gatti, o la scena del ballo, sono visivamente eccezionali, con la prima che propone un dinamismo fuori dagli schemi, tenace e di grande impatto, mentre il ballo ci fa vivere un momento delicato, intimo e pieno di spensieratezza, sebbene il contesto in cui avviene è oppressivo e pericoloso per i protagonisti.

Anche gli scorci panoramici e le ambientazioni sono all'altezza dello produzione Ghibliana: la cura nel dettaglio, soprattutto negli interni delle abitazioni, siano esse minuscole o imponenti, è maniacale, mentre per quanto riguarda gli esterni, sebbene l'utilizzo del colore sia come sempre ineccepibile, con la predominanza di colori chiari, essi risultano più "spogli" rispetto ad altri visti nelle opere maggiori. Questo non è detto che sia un difetto, anzi, tuttavia la mancanza di una natura rigogliosa come in Mononoke o di una città vivida come in Kiki, si fanno sentire.



Musicalmente parlando, anche la colonna sonora si ricollega perfettamente al quel senso di intimità che aleggia nel corso di tutta l'opera: melodie leggere, spassose e con tratti tipicamente nipponici accompagnano il viaggio di Haru nel Regno dei Gatti e dentro sé stessa. Se avete già visto il film, avrete sicuramente apprezzato la canzone Kaze Ni Naru di Ayano Tsuji, che vi porta dolcemente per mano fuori dal cinema alla fine del film.


Conclusioni


La ricompensa del gatto è un film d'animazione adatto a tutti: spin-off del più famoso capolavoro dello Studio Ghibli I Sospiri del mio cuore, nelle mani del regista Morita è riuscito a ritagliarsi uno spazio secondo me molto importante nel panorama dell'animazione del sol levante.
Proiettato nelle sale italiane gli scorsi 9 e 10 Febbraio, La ricompensa del gatto vi entusiasmerà con la sua comicità leggera ed intima, in cui la vita semplice di una ragazza come tante prenderà una piega inaspettata, portandola a compiere un viaggio tra sogno, realtà e favola.



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